Bernardino Aquilano da Fossa (1420-1503) è l’autore di un testo famosissimo, riconosciuto nel corso del Novecento come fonte forse principale per la storia dell’Osservanza italica. Della sua “Cronaca dell’Osservanza” si presenta qui una opportuna nuova edizione e la prima traduzione in italiano. Ma chi era frate Bernardino? Dove e come ha vissuto entro la grande storia “di famiglia” che racconta nella “Cronaca”? Perché scrivere una cronaca in tutto singolare? E – soprattutto – la sua è una “cronaca? Un bambino di sei anni che, in braccio a suo padre, si spaventa per il clamore suscitato da una predica di Giovanni da Capestrano diventa un “cavallo di razza della scuderia capestraniana” in Abruzzo. Un giovane studente universitario che assiste a una predica di Bernardino a L’Aquila, decide di vestire l’abito subito dopo la sua morte, e accetta di chiamarsi Bernardino. Dopo infinite vicissitudini e battaglie appassionate di cui nella “Cronaca” ingrandisce i particolari, da vecchio, si ritira vivendo tra il primo e l’ultimo dei conventi della Provincia: S. Giuliano dell’Aquila e S. Angelo di Ocre. Lì continua a studiare e finalmente può scrivere in pace. La scrittura memorialistica militante dell’Aquilano, trascurata per secoli, acquisisce con questo studio un nuovo colore, alla luce dei tempi, acquisisce con questo studio un nuovo colore, alla luce dei tempi della sua composizione e della biografia del suo autore. La personalità dell’Aquilano e la sua posizione nel grande quadro dell’Osservanza minoritica del Quattrocento italiano emergono qui a tutto tondo, ben oltre il quadro standardizzato – di carattere erudito o devoto – prodotto sin dal primo Cinquecento.